Specie a rischio stampate in 3D. La provocazione dell’agenzia Young & Rubicam Paris

young-rubicam-IFAW-campaign-3D-printed-animals-designboom-13E se fosse possibile stampare in 3D un elefante, una balena o un gorilla? Se con la tecnologia riuscissimo a riprodurre gli animali in via d’estinzione?

Queste non sono domande filosofiche per aprire scenari futuri ma vere e proprie provocazioni con l’intento di scuotere , se possibile, le coscienze assopite dell’opinione pubblica circa il tema del rispetto della natura e degli essere viventi non umani. Il pungolo viene da una famosa agenzia creativa la “ Young & Rubicam Paris” che, in collaborazione con l’associazione IFAW ( International Fund for Animal Welfare), ha ideato e prodotto una campagna di sensibilizzazione per la salvaguardia degli animali a rischio estinzione.

Si perchè nel ventunesimo secolo le specie a rischio sono elefanti, balene, gorilla ; animali che crediamo possano continuare ad esistere nonostante l’aggravarsi dell’inquinamento via mare, aria, terra e nonostante la totale inadeguatezza, se non anche assenza, di norme legislative mondiali a tutela di flora e fauna (pensiamo al dissennato utilizzo di caccia e pesca nei paesi per lo più orientali, in nome di una fantomatica cultura del benessere). Animali che nel nostro immaginario comune vivono nella savana, nella jungla o negli abissi del mare e quindi protetti, inavvicinabili. Peccato che l’uomo si è avvicinato e anche parecchio, arrivando a contaminare la loro biosfera in maniera  determinante se non irreversibile.

Il potere dell’uomo e della tecnologia portata all’estrema sintesi (oggi si stampano oggetti!) può riprodurre un essere vivente? Cosa faremo quando le specie a rischio saranno estinte irreparabilmente, le stamperemo in 3D? “Se fosse così semplice riprodurli”, recita lo slogan della Social Advertising che si accompagna alle immagini di tre animali (balena, gorilla, elefante) in fase di stampa 3D, nella quale è possibile intravedere il “contenuto” dell’essere vivente: carne, sangue e ossa. Si perchè la stampa non è completa e finita nella campagna, quasi a voler sottolineare l’impossibilità del compimento di tale atto.

Non possiamo e non potremo rimpiazzare, sostituire o addirittura creare ciò che la natura ha generato di vivente, e questo messaggio deve irrompere a tutti i livelli di comunicazione colpendo  l’opinione pubblica affinchè possa fare pressione sugli organismi istituzionali nazionali e poi mondiali.

La campagna non è però una demonizzazione della tecnologia “tout court”, sappiamo che oggi la stampa 3D ha dato un forte impulso alla ricerca e sviluppo nel settore delle protesi non solo per gli esseri umani ma anche animali, dando risultati incoraggianti e aprendo la strada a nuovi campi di azione medico-veterinaria. L’intento è quello di utilizzare un argomento attuale e di grande interesse giocando con il contrasto tra due realtà: natura e artificio. Attraverso il contrasto, l’opposizione, è possibile generare stupore, riflessione e introspezione.

Che ne dite ci sono riusciti?

 

A cura di Lara Gensini

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