Uno dei rischi maggiori che un designer o un grafico si trova ad affrontare durante un progetto è quello di scegliere il font sbagliato, rovinando l’effetto generale. Che si tratti di un libro da 800 pagine o di un catalogo pubblicitario pieno di fotografie e immagini, il font ha sempre un’importanza fondamentale nei progetti di stampa e per questo è bene conoscere a fondo la materia.
È sbagliato pensare che i caratteri tipografici siano un accessorio o un mero supporto; rappresentano invece l’ossatura del progetto, sono un elemento vitale e indispensabile, capace di decretare il successo o il fallimento di un intero lavoro. Se scelgo il font sbagliato per il mio romanzo, rendendo la lettura faticosa, rischio che i miei lettori interrompano il libro non perché non lo trovano avvincente ma perché visivamente pesante e fastidioso.
Ecco quindi una breve guida ai migliori font da usare per la stampa di libri, riviste e cataloghi. Al di là dei consigli specifici, ce n’è uno valido per ogni progetto ed è quello di fare delle prove: provate diversi font, settandone uno per ogni pagina, e provate a valutare qual è il carattere più adatto al vostro progetto a seconda dell’effetto che fa.
Libri e fotolibri
Nella tipografia moderna, il formato di libro più comune è il 17x24cm; per i libri di fotografia si preferisce il formato quadrato 22x22cm, mentre i formati più piccoli come il 15x21cm e 13x20cm sono dedicati solitamente a pubblicazioni più snelle come i libri tascabili.
Ovviamente il formato viene scelto in considerazione del contenuto del libro e, una volta individuato il formato corretto per il vostro lavoro, arriva il momento di scegliere il font: si tratta di un passaggio fondamentale, capace di influenzare il lettore in modo non indifferente.
L’importante, per non affaticare chi legge, è che il font scelto sia piacevole da leggere. Ad esempio Garamond è uno dei più utilizzati nei progetti editoriali perché classico e gradevole; Caslon e Minion sono altre due opzioni che potete prendere in considerazione perché hanno la capacità di adattarsi anche a pagine molto piene di testo, sono moderni ed esteticamente piacevoli da vedere.
Riviste
Il formato standard delle riviste è il 20×30 ed è proprio su questa misura che ci concentriamo in questo articolo. I due font più utilizzati in assoluto sono Times New Roman, nato nel 1931 per essere utilizzato all’interno del giornale The Times e per migliorare la leggibilità delle colonne, e Arial: questo è certamente uno dei font più famosi e più diffuso in assoluto, adatto alle pagine di una rivista e faticoso dopo un certo numero di pagine.
Se volete uscire da queste due opzioni classiche, un’altra strada da seguire è quella di tenere in considerazione il contenuto della rivista. Per esempio, per pubblicazioni di carattere scientifico e di ricerca, con poche immagini e molto testo, possono essere adatti dei font come Verdana e Baskerville, entrambi capaci di trasmettere serietà e autorevolezza. Glamor, invece, è l’ideale per i titoli e la copertina di una rivista di moda perché è capace di rendere ogni progetto chic ed elegante. Linux Libertine, infine, può essere impiegato per testi lunghi ed è una valida alternativa al più diffuso Times New Roman, più moderno ed elegante.
Cataloghi
I cataloghi pubblicitari possono essere realizzati in diversi formati e stampati su tante tipologie di carta. Mettono nero su bianco servizi e prodotti di un’azienda e per questo la loro lettura deve essere semplice, immediata e non faticosa: un catalogo deve poter essere anche solo sfogliato, passando da una pagina all’altra, magari saltando qualche paragrafo.
Inoltre, entra in gioco anche la componente persuasiva: ci sono infatti alcuni font particolarmente adatti alla pubblicità che hanno lo scopo di essere chiari, ben visibili ed esteticamente gradevoli senza distogliere l’attenzione dal messaggio promozionale. Helvetica è uno dei caratteri più utilizzati in assoluto nella pubblicità perché estremamente semplice e chiaro, perfetto non solo per i testi ma anche per i titoli. Bodoni, disegnato da Giambattista Bodoni nel 1798, è un’equilibrata fusione di linee spesse e linee sottili ed è proprio questa caratteristica che lo rende adatto alla stampa di caratteri pubblicitari perché estremamente leggibile senza mai diventare invadente.