La Storia della Comunicazione nel tempo si è evoluta, ma il comune denominatore che accomuna molti brand, nazionali e non solo, è stata la scelta di usare immagini provocatorie, perfette per catturare l’attenzione del pubblico. Mai come oggi le persone sono sottoposte ad una serie di input continui, che si tratti di parole, suoni o materiale visivo: per questo diventa sempre più complesso conquistare il pubblico, senza annoiarlo o infastidirlo. Tanti brand hanno deciso consapevolmente di creare dei piccoli scandali, ricorrendo ad un uso di immagini molto forti che, in certi casi, sono stati sottoposti anche alla censura.
Le pubblicità più estreme della storia
Il confine che divide una provocazione riuscita da una potenziale offesa è molto sottile e non sempre si sa da quale parte pendere, specialmente quando un brand decide di usare immagini legate alla religione, al sesso e all’etnia. Essere ironici e provocatori può far sì che una pubblicità conquisti il cuore e la mente delle persone, trasformandosi persino in un argomento di conversazione: urtare la sensibilità invece significa offendere e questo non è mai consentito. La provocazione ha cambiato le sorti della comunicazione, decretando chi fossero i vincitori e gli sconfitti: ecco quali sono le pubblicità più estreme della storia da prendere come esempio.
Le pubblicità di Tom Ford
Conosciuto a livello internazionale come uno degli stilisti più apprezzati, Tom Ford vanta un lungo elenco di pubblicità provocatorie, in primis quella realizzata nel 2007 per promuovere la sua prima fragranza maschile. L’idea è quella che il sesso venda, così alle parti intime femminili, in questo caso il seno e l’inguine, è stata associata la confezione del profumo: questa pubblicità è stata censurata in Italia, ma non in Gran Bretagna, dove è diventata oggetto di discussione. Anche altri brand di moda noti come Yves Saint Laurent e Gucci hanno realizzato campagne pubblicitarie sottoposte poi a censura.
Le pubblicità di Benetton
Il brand Benetton è un altro esempio calzante: l’intenzione dell’impresa è sempre stata quella di rivolgersi più all’individuo che al consumatore. Fin dagli esordi della collaborazione con Oliviero Toscani, che risale al 1986, Benetton ha scelto di combattere gli stereotipi, facendo della libertà di pensiero la sua mission. La campagna di guerrilla marketing “Unhate”, che ha travolto le città di Milano e Roma, era un invito ai leader del mondo a combattere la cultura dell’odio: la foto di Papa Benedetto XVI che bacia l’Imam del Cairo ha fatto il giro del mondo, riscuotendo critiche molto forti. Dal Cairo è arrivata durissima la protesta del grande imam della moschea al Azhar del Cairo, Ahmed el Tayyeb, che aveva affermato che si trattasse di un’immagine “assurda e irresponsabile”. Anche la Santa Sede, tramite un comunicato stampa, ha fatto sapere di aver incaricato i propri legali, in Italia come all’estero, di intraprendere le opportune azioni affinché venisse impedita la circolazione del fotomontaggio.
Fotografia scattata il 17 Novembre 2011, a Parigi, mostra le finestre di un negozio Benetton ricoperte da poster come parte del lancio della campagna pubblicitaria con un fotomontaggio he mostra Papa Benedetto XVI baciare sulle labbra l’ Ahmed d’Egitto el Tayyeb, imam della Moschea Al-Azhar nel Cairo, e il presidente degli Stati Uniti Barack Obama sbaciucchiarsi con la controparte Cinese C Hu Jintao.
Marithé e François Girbaud
L’azienda francese Marithé e François Girbaud ha subito la censura di una sua campagna pubblicitaria realizzata nel 2005. L’immagine riprende il Cenacolo di Leonardo in versione tutta femminile, dove c’erano dodici modelle, alcune delle quali indossavano i jeans, al posto degli apostoli. Il gruppo cattolico francese “Croyances et Liberté” ha richiesto in tribunale il sequestro della pubblicità, e i Girbaud hanno perso la causa in prima istanza, ma hanno vinto poi in appello. All’epoca, circa nel 2006, questa pubblicità è stata censurata dal comune di Milano perché ritenuta offensiva nei confronti del sentimento religioso.
Pubblicità contro il fumo
Questa pubblicità diffondeva un messaggio molto importante: smettere di fumare. Sta aumentando il numero di associazioni che cercano di spronare le persone ad abbandonare il fumo; qui infatti si rivelava che un fumatore medio fumi 5000 sigarette all’anno, ritrovandosi poi come un pesce all’amo del pescatore, intrappolato. Questa pubblicità, diventata oggetto di numerose discussioni, è stata giudicata troppo forte da vedere, specialmente per i bambini, ed è stata bloccata.
Pubblicità animalista
Restando nell’ambito delle pubblicità volte a diffondere un messaggio sociale, l’ ENPA – Ente per la Protezione Nazionale degli Animali –, aveva diffuso una pubblicità, soprattutto tramite i cartelloni stradali, in cui si vedeva un agnello con un ciuccio, mentre sedeva all’interno di un classico contenitore di plastica del supermercato. La pubblicità era stata diffusa nel periodo pasquale e scoraggiava i consumatori ad acquistare carne di agnello. Questa campagna ha fatto parlare di sé per la crudezza dell’immagine: l’agnello infatti, con l’aggiunta del ciuccio ricordava a tutti gli effetti un bimbo, pronto per essere acquistato nel banco della grande distribuzione.